Piet Mondrian: Carne Carne Carne Carne [2011]

Dopo le meritatissime lodi dell’esordio su label Urtovox, “Misantropicana”, i Piet Mondrian di Michele Baldini continuano la loro ascesa nel milieu indipendente italiano con l’EP digitale “Carne Carne Carne Carne”, piccolo anticipo del secondo disco “Purgatorio”, in uscita per ottobre. Abbandonato parzialmente il disincantato – più che critico – approccio sociologico delle liriche passate, Baldini ritrova nel nuovo lavoro un afflato più umano e universale, senza perdere però l’acuto e brillante piglio cinico della produzione precedente: inutile dirlo, l’EP conferma ulteriormente la potenza lirica del cantautore toscano, sferzante, paratattica, efficace. I quattro pezzi affrontano da molteplici punti di vista le diverse sfaccettature dell’aspetto più assurdo dell’uomo, parlo cioè della contraddittorietà che lo accompagna nella vita di tutti i giorni, nelle sue decisioni più importanti, nell’amore, nel sesso. Se il singolo d’apertura – nonché title track – anticipa e racchiude in nuce la sconcertante biunivocità tra sentimento d’amore e istinto sessuale che verrà affrontato anche nell’oscura traccia finale “Vortici di luce” («è la carne che ci chiama verso i vizi della vita/ e ci fornisce la sua guida indefinita […] l’ ultima questione da discutere tra me e te, in questa storia inutile, è l’amore»), “Accidia” e “Bella scoperta” descrivono magistralmente il dissidio interiore dell’uomo di fronte alle scelte importanti della vita, vedi a causa di facili e devianti “sentiti dire” sempre più ricorrenti nella società d’oggigiorno (Accidia, in cui l’alternanza tra pensiero intimo e manifesto della protagonista si traduce in musica con un abile struttura polifonica dell’arrangiamento della canzone), vedi per apparentemente insormontabili incidenze che meglio si esprimono nella scarsità di voglia di fare e agire concretamente («hai finito già la scuola e non sai cosa fare/ il lavoro di tuo padre, certo, non ti può piacere […] è brutto e sporco, cattivo, il mondo»). Musicalmente “Carne Carne Carne Carne” apporta delle sostanziose modifiche al sound della band, ora aperto a una svolta di minimale elettronica (Carne Carne Carne Carne e Accidia) con citazioni sempre presenti al sound wave e minimal-rock che li aveva contraddistinti negli anni passati (Bella Scoperta e Vortici di luce). Modifiche che però non risentono dell’originalità del gruppo e che, anzi, offrono, in maniera personale e sincera, nuovi suggestivi spunti per l’album di prossima uscita. Se per Albert Camus la tragedia si ritrova nelle epoche in cui l’uomo riesce trionfalmente a dissociarsi dalle antiche abitudini sociali e morali trovandosi però in uno stato di rottura e di smarrimento ideologico in cui tutto può essere condannato ma anche giustificato, con “Carne Carne Carne Carne” ci troviamo di fronte a una piccola, spiazzante tragedia contemporanea. Aspettando “Purgatorio”, possiamo goderci queste leggere perle di fine intelligenza e buona musica: sarà un bellissimo autunno.
Recensione a cura di:
David Matteini

3 commenti:

  1. questi fanno davvero ridere

    RispondiElimina
  2. Non sono d' accordo !!!!
    Io penso che abbiano molto da offrire alle nostre orecchie fighette !!

    " citando Jack white il plettro del destino "

    RispondiElimina
  3. rispetto il tuo punto di vista e spero un giorno di ricredermi ma per
    ora
    no

    RispondiElimina