Topsy the Great: Live at Capanno Blackout // 1 Marzo 2014

Topsy the Great live @ Capanno Blackout
ph. by Morewatt
Per ore, forse anche per giorni, le orecchie hanno continuato a fischiarmi senza darmi un attimo di tregua. Sabato 1° Marzo, il trio Topsy The Great ha festeggiato il centesimo concerto con la release, al Capanno Blackout di Prato, del nuovo album, lo scoppiettante Fampor. E credetemi, ne è valsa veramente la pena esserci, anche perché per l'intera durata del live le mie orecchie – insieme alla mia mente – erano in pace col mondo.
Il concerto non inizia prima dell'una (ma la cognizione temporale è rimasta a casa), la grande famiglia amica dei Topsy è riunita e non aspetta altro che il loro arrivo sul palco.
Birra e prima fila, sotto il palco. Eccoli questi tre ragazzacci noise, con addosso rispettivamente una maglia della Sammontana (altrettanto noise), emozionati, e carichi al contempo: Emauele Ravalli alla chitarra, Lorenzo (per gli amici Bob) Coppini alla batteria e Alessandro Gambassi al basso.
Luci, atmosfera, ci siamo. Per iniziare, Bob cattura l'attenzione con il suo simpatico gong ed ecco che Fampor ci ingloba nel suo clima mistico.
flyer by: La Classica Odio
Croty e Scrozya in apertura è il ponte che collega il nostro mondo con quello dei Topsy, che ti ipnotizzano per poi prenderti a pugni e gettarti in un vortice inarrestabile di suoni e emozioni senza uscita di sicurezza. E' un tira e molla in cui ti ritrovi aggrappato alle corde di una chitarra tanto graffiante quanto potente, scivoli sul basso grezzo che ti catapulta su una batteria temporalesca e adrenalinica. Un'esplosione di note in cui gli strumenti giocano tra di loro facendosi notare. Applausi di incoraggiamento e di ringraziamento per questa scossa elettrica ricevuta. Varryel scalcia tanto, come un bambino che vuole uscire dalla pancia della mamma: anche i Topsy scalciano sul palco, non stanno nella pelle dalla voglia di suonare, e si divertono, facendo divertire anche noi. Il clima è vivace e festoso, e Lyndia arriva di colpo alle nostre orecchie con tutta la sua arroganza alimentata dalla batteria galoppante e dalla chitarra sbarazzina ma tagliente che ti fa muovere la testa avanti e indietro. Rymettyty y Guanty è un treno a vapore senza freni che deraglia per poi spiccare il volo in un cielo variopinto di colori.
Un altro applauso ai Topsy che, oltre al fatto di creare e suonare bella Musica (non è scontato riuscirci), sanno tenere bene il palco senza strafare, rimanendo più naturali possibile.
Bob, al centro del palco, è in simbiosi con la sua batteria, e contento come un bambino quando gioca col suo giocattolo preferito, dal quale non si separa. Mentre suona, leggiamo nella sua faccia le emozioni che prova, secondo per secondo: felicità, rabbia, incertezza, soddisfazione, tranquillità. Emanuele, con la sua chitarra/spada, è un cavaliere senza macchia e senza paura: impettito, domina orgogliosamente il lato sinistro del
palco. Alessandro (“C I A O. Noi siamo i Topsy The Great” cit.), a destra, è il dinoccolato della situazione: il basso ha il pieno controllo su di lui, come se lo guidasse nei movimenti, dandogli costantemente una nuova forma.
Mi guardo le spalle: ci sono sempre più persone tra il pubblico, e tutte con gli occhi rivolti verso il palco. Parte Usduk e io mi muovo ancora di più, perché di stare fermi proprio non se ne parla: tanto cuore ed energia per un tutt'uno di suoni acidamente alti che si sovrappongono creando un arcobaleno di melodie dallo stile cavalleresco di cui si fa portavoce la chitarra con i suoi giri vorticosi. Parte il “Trio de Force”: Coor è un cuore incazzato che pulsa freneticamente e metallicamente a ritmo di una batteria che “tanto di cappello” e poi c'è l'indimenticabile Gyannesta con il suo attacco di chitarra (“tananana – nananananananana – tananana – din din don don”) che ti emoziona così tanto da farti venire la voglia di salire sul palco e scatenarti come se non ci fosse un domani. E vorresti non finisse mai. Dopo la scatenata e sincopata Poggy Polyny, i Topsy abbandonano un attimo il palco, ritornandoci poco dopo per regalarci tre perle del primo album Steffald: Giangol, la dirompente Lalboom e Micizzo, un climax/anti-climax di vibrazioni.
Poi succede che BOOM, gli strumenti vengono gettati e abbandonati da una parte, e i Topsy vanno da quella opposta, salutandoci.

Per un Carnevale di armonie galattiche, per un centesimo concerto da ricordare, per una release elettrizzante. Grazye Amycy Topsy: infinite di queste serate, e alla prossima.

Articolo a cura di:
Elena Carcione

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