Cinque dita di potenza


Oggi vi voglio presentare, per chi non li conoscesse già, cinque gruppi, tutti in una volta sola. Gruppi che ho scoperto, seguito, e da cui sono molto incuriosito. Sebbene ognuno abbia le proprie peculiari caratteristiche sonore, con le canoniche derivazioni e influenze, è impossibile negare quanto ciascuno di essi sia riuscito in questi anni a ritagliarsi un proprio (non per forza piccolo) spazio nella scena locale e non solo. Il denominatore comune, in questo variegato baccanale musicale, può essere riassunto in un unico termine: "potenza". Che sia dovuta al suono, alla velocità o all'esecuzione live poco importa, la matrice hardcore primaria è plasmata e ricreata secondo le diverse attitudini dei gruppi e se il volume è quello giusto, al traguardo finale ci si arriva sì per vie diverse, ma il risultato rimane invariato: un proverbiale e in questo caso ben accetto "cazzottone nello stomaco" è assicurato. Se a questa forza irruente ed espressiva si aggiunge l'indole DIY o la voglia costante di porsi sempre nuovi limiti da superare, facendo conto solo sulle proprie forze e sulle proprie passioni, il panorama complessivo assume caratteri più dettagliati e le band in questione possono anche non essere la cosa migliore che vi sia capitata di sentire mentre ciondolavate sul web quest'oggi, ma sicuramente sono da rispettare e, se avete la volontà necessaria, da approfondire.
Si sa, in Italia già è dura fare musica, quando poi si propone qualcosa di maggiormente "rumoroso" o "peso" sicuramente risulta più difficile riuscire ad incuriosire invece che atterrire e, per quanto riguarda la dimensione live, uscire dai confini dei canonici circoli/club/centri sociali cui di solito si fa riferimento in quest'ambito (e per fortuna che ci sono e continuano ad esserci!). Ma è qui che entra in gioco la volontà e se la voglia di sbattersi non manca, il resto dell'Europa non pare più così inaccessibile. Non è un caso, infatti, che molte di queste band (non necessariamente solo quelle sotto riportate), organizzando bei tour e cercando di promuoversi con la giusta rassegna stampa, abbiano ottimi riscontri anche all'estero, dove il terreno per un certo tipo di suono pare emettere ancora grandi ruggiti di fertilità. I nomi qui sotto non fanno parte di alcuna classifica o lista tipo "chi è il numero 1, 2 ..." o "chi preferisco", sono solo alcune delle realtà più interessanti che ho scorto in un periodo di tempo indefinito e di cui ancora non mi era riuscito scrivere niente: gruppi di amici che usano i propri strumenti per comunicare qualcosa, un'urgenza espressiva e creativa a volte rapida, a volte inquietante, che pervade la loro musica e che deve raggiungere, travolgere l'ascoltatore. Sono band che da sempre vedo impegnarsi nella musica e nei live, portabandiere (ognuno con le proprie differenze) di una corrente musicale più aggressiva e violenta che da qualche tempo sta gettando i propri semi in zona Firenze-Prato e che, ho pensato, valesse la pena farvi conoscere.

DISQUIETED BY



"Lords of Tagadà" è uscito nel 2012 per To Lose La Track, Sons of Vesta e Audioglobe e può dare una buonissima idea di cosa sono i Disquieted By: un rock'n'roll grezzo, viscerale, con schegge veloci di punk e un John Belushi in chiave spacca-chitarre-festaiolo tornato nei panni di David Battistini, cantante e direttore d'orchestra. Ma relegare i Disquieted By a queste parole senza senso o anche solo a un unico disco non mi pare giusto. Il disco è bello ed è un bene che ci sia, ma la loro vera forza e natura primordiale è sempre esplosa durante quei live coinvolgenti e sudatissimi che li hanno eletti a icone dell'hardcore nostrano. Pura potenza e bellezza, chi sia mai stato battezzato sul capo da quel semidio in mutande che fino a due secondi prima era a urlare nel microfono, sa di cosa sto parlando.

ERMES



Elementi di ottime band di cui già abbiamo parlato in questo blog compongono gli Ermes, freschi di uscita con il loro primo EP interamente autoprodotto/autoregistrato/autoassemblato: c'è Andrea Guasti degli Architecture of the Universe al basso, Emanuele Ravalli dei Topsy the Great alla chitarra e Robert Bardi dei Quiet Pig alla voce, più Fabio Groppi degli Hijackers e Stake-off the Witch dal piacentino alla batteria. Le sempre ottime incursioni noise della chitarra si intrecciano insieme a un caos schietto e diretto, fatto di punk e urla, di batterie serrate e energiche. Il macello c'è, ma è ben organizzato, consapevole, personale e, soprattutto, veloce. Un'ottima prima prova, che non vedo l'ora di testare live, impreziosita dalla bella immagine di copertina ad opera di La Classica Odio.

HATE & MERDA



"L'Anno dell'Odio" è uscito il 15 Novembre 2015 per Dio)))Drone, UTU Conspiracy e Toten Schwan ed è sicuramente un ottimo disco, con un titolo emblematico, azzeccato e lapidario. Hate & Merda, duo mascherato fiorentino, trita e distrugge, schiaccia e scuote, usa accenni di sludge metal e bordate noise, ammaestra al proprio volere parti inquietanti ad altre più repentine e trascinanti, urlando in faccia con brutale energia senza chiedere scusa. Ci sento un po' di Qube, di Massimo Volume e un po' di altri gruppi pestoni di cui non ricordo il nome o le canzoni, e tutto ciò mi piace. Il disco si rivela essere una bella sorpresa, fatto di pezzi incisivi che scorrono bene, potenti senza essere ridondanti, riflessivi senza autocompiacimento.

MACERIE



I Macerie sono forse il gruppo più pestone di questo elenco. I ruggiti vocali assalgono all'improvviso, e aprono le porte a scenari che nella mia adolescenza metallara avevo solo lontanamente osato immaginare. Dopo i Maiden e i Sabbath, quando mi capitava di ascoltare Children of Bodom, Slayer o Sepultura e pensavo che fosse roba pesa, ancora non avevo idea che potesse esistere un altro universo, fatto di crust e di visi dipinti, di growls animaleschi e di chiese bruciate in Norvegia. L'abisso del doom e del black metal. Un abisso in cui i Macerie sembrano trovarsi molto a loro agio e che riescono a manipolare con esperienza e stile, tra picchi di pathos e accenni di macabro post-rock.

ZAMBRA



Nati da poco e contenenti membri di Disquieted By, Velvet Score e May I Refuse, gli Zambra portano all'estremo le vibrazioni aggressive e rabbiose che potevano ricordare in primo luogo i DB: riducono la venatura punk assieme a ogni frivolezza e si vestono di un manto più scuro e cupo: le atmosfere prettamente post-hc vengono affrontate in chiave più sludge e progressive, cercando il giusto equilibrio tra melodie più distensive e contenute o lampi di furia elettrica. Un primo EP che è anche un esercizio di stile, in cui la lunga esperienza sulle spalle dei singoli musicisti si fa sentire e lascia addosso curiosità e voglia di ascoltare ancora qualcosa, magari sulla lunga distanza.

Articolo di:
Tommaso Fantoni

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